Pamela Villoresi , mentre offre il suo appoggio alla campagna 2005 di promozione al teatro di Roma e Provincia, annuncia sorprese anche sul grande schermo.
La sua caratteristica peculiare è sempre stata quella di saper passare con disinvoltura dal teatro classico al contemporaneo. Oggi Pamela Villoresi si presta, sorridente, al progetto "Spettacolo Romano" patrocinato dall'Agis in collaborazione con Istituzioni e partner commerciali, per sponsorizzare il teatro inteso come luogo di amenità e piacere oltre che come nicchia di cultura e tradizione orale di sapere antico. La incontriamo a margine della presentazione della campagna che vede l'attivo coinvolgimento di 50 teatri della capitale.
Cosa pensa delle iniziative che sponsorizzano il teatro come meta di divertimento?
Oggi siamo tutti tanto impegnati. Se avere informazioni sugli spettacoli che ci sono a Roma e comprare i biglietti diventa un lavoro di giorni o anche solo di ore, alla fine uno rinuncia anche se la voglia di andare c'è. Allora penso che al giorno d'oggi sia fondamentale poter accedere, cliccando su un sito, a notizie aggiornate; avere il biglietto scontato semplicemente mostrando quello dell'autobus e la riduzione sul taxi perché si è andati al teatro e persino acquistare il biglietto anche all'ultimo minuto con estrema facilità. Mi auguro anche che, quanto prima, si possa procedere all'acquisto del biglietto via internet con carta di credito stampandoselo a casa, come si fa per quelli cinematografici o aerei. A questo punto l'incentivo sarebbe irrifiutabile e sono sicura che il pubblico raddoppierebbe. Questi in atto sono i primi passi, fondamentali anche per sostenere lo spettacolo, che è in crisi per i gravi tagli del Ministero, e non per mancanza di pubblico.
In cosa è impegnata, al momento?
Sto per riprendere "Le tre sorelle" di Checov, che sarà in turnè in Toscana, Lombardia, Veneto perché a Roma siamo già venuti.
Poi, a primavera, sarò allo Stabile di Palermo con un monologo tratto dallo "Scialo" di Pratolini e che si chiama la "Storia di Ninì".
Quali sono pregi e difetti del mestiere?
Il punto debole è certamente la lontananza dalla famiglia: rinunciare ad una vita "normale". I miei figli sono grandi, ormai, ma in certi momenti ho davvero sofferto. In ogni caso resta il mestiere più bello del mondo. Ogni volta che entro in scena e vivo un'altra esistenza, mi ricordo perché ho scelto di fare certe rinuncia.
E la paura del sipario?
Quella c'è ancora anche se è una sensazione fugace. Sono consapevole che i veri terrori sono altri. Quel piccolo languore che ti prende allo stomaco prima di andare in scena, svanisce in pochi minuti e l'esperienza mi ha insegnato che il pubblico non è mai così fiscale da accorgersi o farti notare un piccolo cambio di percorso, un'improvvisazione dettata da un giro intorno a un vuoto di memoria.
La seguiremo solo sul palcoscenico o il 2005 la vede impegnata anche su altri fronti?
Da un po' mi porto dietro alcuni progetti televisivi che, però, non sono ancora del tutto sviluppati. Al cinema, invece, mi sono dedicata in modo più continuato e sono pronte alcune cose che presto si vedranno sugli schermi.
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